Quante volte, prima di scattare una foto, qualcuno ha detto “cheese”? È quasi un riflesso automatico, ma hai mai pensato al motivo?
 
Dire "cheese" non è solo una tradizione simpatica: serve a farti sorridere. E non è un caso. La parola, infatti, costringe la bocca ad allargarsi in modo naturale, mostrando i denti e sollevando le guance. Il risultato? Un’espressione simile a un sorriso spontaneo, anche se in realtà stai solo seguendo un comando vocale.
 
L’uso di “cheese” come trucco fotografico nasce intorno agli anni '40 negli Stati Uniti, quando i ritratti cominciarono a diffondersi anche tra le famiglie comuni. Prima di allora, nelle foto ottocentesche, i soggetti erano serissimi. Non per tristezza, ma per necessità: le lunghe esposizioni obbligavano a rimanere immobili per parecchi secondi, e mantenere un sorriso forzato era difficile.
 
Con l’arrivo delle fotocamere più rapide, l’espressione poteva finalmente cambiare. Ed ecco l’intuizione: usare una parola che aiutasse tutti a mostrare una faccia più “felice”. “Cheese”, con la sua “i” allungata, funziona perfettamente. Non è un caso che in altre lingue si usino parole simili: in spagnolo si dice “patata”, in giapponese “chiizu”.
 
Curiosamente, oggi molti fotografi professionisti evitano di usare “cheese”, proprio perché il sorriso che produce è spesso troppo finto. Preferiscono fare battute, creare atmosfera o sorprendere il soggetto per ottenere reazioni più naturali.
 
Ma resta il fatto: una parola, detta al momento giusto, può trasformare completamente una foto. E in fondo, è questo il cuore della fotografia: catturare un’emozione vera, anche partendo da un piccolo trucco.