Quando guardi un video, sembra che tutto si muova in modo fluido e naturale. Ma in realtà stai osservando una sequenza rapidissima di immagini fisse. Questo trucco si chiama persistenza della visione, ed è alla base di tutto il linguaggio video.
Ma quanti fotogrammi servono per ingannare il cervello?
Il numero “magico” è 24. È lo standard del cinema da quasi un secolo. Perché proprio 24? Perché è il minimo necessario per creare un senso di movimento continuo, mantenendo i costi di pellicola bassi (sì, all’epoca era anche una questione economica). E ancora oggi, molti film vengono girati a 24 fps proprio per conservare quel “look cinematografico” leggermente sfocato, caldo e fluido.
Ma su internet e nei video per i social, i numeri cambiano. I 30 fps sono lo standard per la TV e per la maggior parte dei contenuti digitali. I 60 fps? Offrono una fluidità maggiore, perfetta per sport, videogiochi o video dinamici. Alcuni video arrivano persino a 120 o 240 fps per creare slow motion spettacolari.
Ecco la curiosità: più aumentano i fotogrammi, più il video appare “realistico”, ma può anche sembrare troppo nitido, quasi finto. È il paradosso dell’alta definizione: più vediamo chiaramente, meno crediamo a ciò che vediamo.
In pratica, non è solo questione di qualità, ma di percezione. I fotogrammi al secondo sono come il battito del cuore del video: cambiano ritmo, sensazione, atmosfera. E basta un numero per trasformare un’immagine in una storia.